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Liutprand - Associazione Culturale

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Articoli

di Alberto Arecchi - Elia Giardini - Carlo Dell'Acqua

IL CONVENTO DI SAN PAOLO A PAVIA


La chiesa e il convento di San Paolo, a Pavia, sorgevano su una collinetta che dominava il corso della Vernavola, tuttora riconoscibile all'incrocio tra via Ferrini e via Assi San Paolo, ma oggi coperta da palazzine grigiastre. Il complesso religioso era degli Agostiniani e sorgeva appena fuori del grande recinto del Parco Visconteo, nel suo angolo sud-est. Qui, nel febbraio del 1525, subito dopo la grande battaglia di Pavia, furono condotti come prigionieri il re francese Francesco I e diversi nobili francesi fatti prigionieri dagli spagnoli. In un secondo momento, il re venne portato alla fortezza di Pizzighettone e in seguito fu imbarcato per una lunga prigionia in terra spagnola.

Achille Savoja (1842-1886) - Francesco I prigioniero nel convento di San Paolo dopo la battaglia di Pavia, olio su cartone, Musei Civici di Pavia.

Dalla pianta di Pavia a cura di O. Ballada (1654).

I monasteri nella pianta del Ballada (1654): 55 San Paolo; 56 Santo Spirito; 57 San Giacomo.

L'attuale via Ferrini non proseguiva come oggi e, per attraversare il corso della Vernavola, occorreva girare a destra, intorno al rilievo di san Paolo, per proseguire lungo l'attuale via Assi San Paolo, in direzione del convento di Santo Spirito e poi di quello di San Giacomo.

(Da una mappa del 1855)

Foto aerea attuale. In rosso, sono indicati gli antichi tracciati stradali. In giallo, il muro di cinta del Parco Vecchio visconteo.

Oggi purtroppo non esiste più nulla di quel complesso: l'intensa attività edilizia del decennio 1960-70 ha completamente sfigurato l'aspetto dei luoghi, ma proviamo a ricostruirlo sulla base delle antiche raffigurazioni.

Citiamo il passo che parla di San Paolo, dal libro di Elia Giardini che testimonia i cambiamenti intervenuti nell'urbanistica di Pavia tra il Settecento e l'Ottocento:

"Discendendo poi dall'indicato monastero (dei SS.Spirito e Gallo) per la strada, che tende al Settentrione (oggi via Assi San Paolo), veggonsi ampie ortaglie dette di S. Paulo, perché a sinistra sopra un'eminenza trovavasi l'antica chiesa già dedicata a quel glorioso Apostolo (questa Basilica esisteva prima del sec. XI, ma fu ristorata in seguito nel XIV) che chiusa venne da prima convertita ad uso di magazzino per la polvere, poscia alienata dal Governo nel 1851 fu atterrata ed in seguito sostituita da un'amena casetta con giardino.

Dagli archivi comunali risultano la sconsacrazione e l'alienazione della chiesa per trasformare l'area in polveriera, nell'anno 1799.

Questa chiesa coll'attiguo convento apparteneva ai PP. Agostiniani della Congregazione di Lombardia, ed aveva una sola ampia navata con otto cappelle tutte munite di ferrei cancelli oltre l'altare maggiore.

Il chiostro poi, sebbene in gran parte danneggiato dai nemici nel 1655, ne' suoi avanzi però faceva testimonio ancora di sua antichità.

Soppressi anche questi Regolari nel 1799, il grande rustico recinto tutto murato fu con gli uniti fondi venduto".

E. GIARDINI, Memorie topografiche..., Pavia, ed. Fusi, 1872.

"Dell'eremo detto di S. Paolo alla Vernavola che maestoso sorgeva nella parte più elevata di questo luogo, eremo famoso nella storia lombarda del secolo XVI, non resta più ora che la memoria conservata nel disegno...

Soppresso nell'anno 1798, fu convertita la chiesa in un deposito di polvere da fuoco pel militare. Venduto dopo molti anni, fu demolito l'intiero fabbricato in un colla chiesa nel 1856. Dobbiamo rimpiangere assai questo vandalismo, perché ci privò di un edificio per rinomanza storica insigne.

Tutti sanno che in quel convento fu condotto prigioniero e ferito il re di Francia Francesco I subito dopo la battaglia di Pavia del 24 febbrajo 1525, nella quale egli combatté strenuamente contr l'esercito del suo rivale, l'imperatore Carlo V. La famosa lettera da lui indirizzata alla propria madre Luigia di Savoja fu scritta nel convento medesimo.

Nel 1591 addì 20 ottobre il B. Alessandro Sauli dovendo fare il suo solenne ingresso in Pavia, dove fu eletto a reggere la sede vescovile, si recò nel convento di S. Paolo, dove insieme al clero si riunirono con gran pompa i patrizii della città seguiti da un'immensa turba di popolo...

In un piccolo scompartimento in alto della facciata della chiesa, che era volta a ponente, esisteva un bellissimo affresco a colori smaglianti, rappresentante a mezza figura l'apostolo S. Paolo con una lunga spada in mano impugnata a guisa di bastone...

Aveva la chiesa una sola ma ampia navata con otto cappelle munite di cancelli di ferro, oltre l'altare maggiore. Parecchi patrizii di Pavia, come gli Isimbardi, gli Olevano, i Sannazzaro, vi tenevano la loro tomba gentilizia. Degno d'essere ricordato è il monumento che stava nel mezzo del pavimento della chiesa, collocato alla memoria di un Nicolò conte di Biandrate S. Giorgio, generale delle armi di Francia morto nel 1508. Ne diamo il disegno perché più preciso di qualunque descrizione. Nella parte inferiore del monumento leggesi la seguente iscrizione:

MAGN NICOLAVS QDÃ DNS - SANTI GEORGI COMES BIÃ DIATE REGIVS ARMORVM - CP. QVIEVIT DIE. XV. JANVRI. 1508

Di questo importante cimelio trovasi ora fregiata l'Università di Pavia, essendo stato collocato con altri avanzi di antichità nel cortile retroposto all'Aula Magna.

Né vuol esser dimenticato che nella stessa chiesa ebbe sepoltura il maestro Cosmo Colesino, benefattore di varii istituti pii di Pavia (sec. XVI).

Non si conosce l'epoca precisa in cui fu eretta questa chiesa. Esisteva però verso il 1000, poiché ne fanno menzione due atti notarili del 1032 pubblicati dal Tiraboschi...fu ristaurata nel 1383 e ritoccata in qualche parte nel 1412.

Il chiostro era soggetto dapprima all'Abazia dei monaci Cassinesi di Santa Cristina (Diocesi di Milano); ma la nomina degli Abati doveva essere approvata dal Vescovo di Pavia. Nel 1452 eretto in commenda, fu assegnato ad un Stefano Bottigella protonotario apostolico, che nel 1465 ne fece la rinuncia al papa Paolo II (Marco Barbo di Venezia); vuolsi che subentrassero allora nel Monastero i PP. Agostiniani della Congregazione di Lombardia, a cui anche da ultimo apparteneva. Negli anni 1487, 1506, 1520, 1604 e 1632 fu tenuto nel monastero di S. Paolo il Capitolo generale dell'Ordine.

Distrutto il monastero nel 1856, come si disse, e demolita anche la chiesa, tutta l'area occupata dall'uno e dall'altra fu venduta insieme alla restante parte della collinetta ad alcuni capimastri, i quali con istromento 26 dicembre 1858 ne fecero vendita al signor Baldassare Sardi di Pavia, da cui l'acquistò con istromento del 9 agosto 1869 l'attuale proprietario signor Augusto Jemoli, per la cui opera fu tutto intelligentemente trasformato in un luogo delizioso di villeggiatura...

Rinomata fu sempre la qualità dell'acqua che scaturisce alle falde della collinetta sulla quale si ergeva il monastero di S. Paolo. Il signor Jemoli, che si diè cura di mantenere per tutti il beneficio di questa fonte, merita perciò ogni lode. Vi si legge la seguente iscrizione: A comodo e vantaggio pubblico - Quest'acqua perenne - Jemoli Augusto - Conservò ai terrazzani di S. Paolo - VIII luglio MDCCCLXXIV".

E poi… nella Villa Maggi, a fianco di San Pietro in Verzolo…

“ciò che attrae singolarmente l’attenzione dell’erudito visitatore, sono le eleganti decorazioni in pietra della porta che metteva alla chiesa del rinomato monastero di S. Paolo, dove fu condotto prigioniero il re Francesco I di Francia dopo la famosa battaglia di Pavia, e il carattere architettonico di un’ampia finestra in terra cotta a doppio arco, che dava luce al corritojo superiore del monastero".

C. DELL'ACQUA, Il Comune dei Corpi Santi di Pavia, Pavia, ed. Fusi, 1877.

(G. NATALI, Pavia e la sua certosa: guida artistica, Pavia, 1911).

(Da una mappa di Pavia del 1856).

Pubblicato 17/08/2018 13:44:46