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Liutprand - Associazione Culturale

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Articoli

di Alberto Arecchi

IL CASTELLO DI SANT’ALESSIO


Ieri, 17 luglio, si celebrava la ricorrenza di Sant’Alessio, il maggior protettore dei pellegrini, e iniziavano le due settimane tradizionali dedicate alla parte finale del Cammino per Santiago de Compostela.

L’occasione mi spinge a riprendere alcune considerazioni sul Castello di Sant’Alessio, presso Pavia (7-8 km a nord-est della città), iniziate da decenni ma mai portate a compimento.

Gli studi storici fanno risalire la fondazione di questo Castello, unico in questa zona di pianura, ai sec. X-XI (era detto "antiquissimum castrum" già nel 1400). La sua tipologia è rimasta molto particolare: un quadrato di costruzioni basse, privo di torri (e oggi almeno anche di merlature), racchiude un cortile al centro del quale sorge il maschio, una massiccia torre a base quadrata, alla cui sommità si aprono dodici finestre, tre per ogni lato.

Oggi, questo è l’unico castello della nostra pianura ad aver mantenuto il torrione centrale, tipico dell’epoca antica di fondazione.

Al piano terreno della torre c'era la cappella e ai piani supeiori si accedeva tramite un particolare accorgimento difensivo: un ponte in legno, facilmente ritirabile o comunque suscettibile di demolizione, collegava il primo piano d'uno degli edifici circostanti al locale posto al primo piano del maschio, sopra la volta della cappella, in modo da accrescere le capacità del torrione come "ultimo riparo" per i difensori del castello.

Esistevano, non lontano da qui, anche i castelli di Pinarolo Po e di Paderna (PC), che mantennero a lungo il maschio centrale, isolato da qualsiasi altro corpo di costruzione, ma la grande torre è oggi scomparsa in entrambi i casi.

Una tale tipologia, insieme all’epoca di fondazione del castello, hanno suscitato in me una serie di ricerche sui valori simbolici di un edificio risalente all’epoca dei cavalieri crociati (non necessariamente dei Templari, anche se il pensiero di molti corre spontaneamente a quell’Ordine cavalleresco).

La ricerca ha riguardato: l’orientamento, i moduli costruttivi e i simboli di natura esoterica incorporati nell’architettura.

Per quanto riguarda l’orientamento, occorrerebbe traguardare con precisione le direzioni delle vedute dall’alto della torre (cosa che non siamo riusciti a fare). Su una carta topografica, si direbbe che la faccia meridionale della torre sia orientata in direzione della Rocca di Montalino (sopra Stradella) e che l’asse ovest-est possa corrispondere alla direzione Lomello-Lodi.

Pianta piano terreno (G. Zanaboni).

I numeri: quattro lati, dodici finestroni in cima alla torre (tre per ogni lato). Sono numeri densi di valori simbolici, lungo tutto il Medioevo, che non stiamo qui a richiamare. Ricordiamo soltanto di dodici Profeti, i dodici Apostoli, i dodici mesi dell’anno e i dodici segni zodiacali: valori numerici sui quali, nel secolo XIV, il pavese Opicino de Canistris avrebbe basato tutta una serie di costruzioni con allegorie mistico-esoteriche.

Le proporzioni numeriche. Dopo vari tentativi con le unità di misura in uso localmente, l’epoca (XI sec.) induce a considerare la principale unità di misura in uso, in quel periodo, attraverso tutto il continente europeo, ossia il piede parigino, che misurava poco meno di 32,5 cm, con i suoi multipli (principalmente il braccio, che misurava un piede e mezzo, osia circa 48,8 cm).

Sezione trasversale (G. Zanaboni).

Ebbene, dalla misurazioni compiute dal geometra Guido Zanaboni (anni 1970-1980), si può dire che le misure principali della costruzione corrispondano come segue:

- il lato del complesso quadrato - 110 pedi parigini;

- l’altezza dei corpi di fabbrica del quadrato principale - 30 piedi parigini;

- il lato del torrione centrale - 30 piedi parigini;

- l’altezza della sommità del torrione centrale - 75 piedi parigini.

Occorre osservare che l’inclinazione dell’inviluppo piramidale, condotto dai quattro vertici del quadrato di base sino alla sommità della torre, somiglia assai da presso a quella della Grande Piramide di Gizah, in Egitto.

Disegno schematico di A. Arecchi, 1995.

Concludiamo riportandio (vorremmo dire “cantando”) la Vita di Sant’Alessio, nelle versioni raccolte in Piemonte da Costantino Nigra:

(C. NIGRA, I canti popolari del Piemonte, 1888).

I disegni e le misure sono stati tratti da: G. ZANABONI, Castello di S. Alessio, in “Noi Geometri”, Collegio Geometri di Milano, 1983.

Pubblicato 18/07/2020 13:10:42